
L’estate è tempo di lettura. Un ombrellone, una sdraio, un terrazzo all’ombra sono luoghi ideali per leggere e riflettere, dedicandosi, magari, al best seller, oppure a quel romanzo che avremmo voluto leggere, ma che non siamo mai riusciti a completare. In questo post vorrei consigliare ai ciclisti la lettura del bel libro di Valter Ballarini e Daniela Angelozzi dal titolo e dal sottotitolo ‘La felicità in bicicletta. Mindfulfuness dinamici per ciclisti consapevoli’, pubblicato dalle Edizioni il Punto di Incontro. Il libro non è un trattato filosofico, ma un godibilissimo e agile volume molto ben scritto che presenta un punto di vista sulla felicità in bici: cosa la procura e come la si può riprodurre nel tempo.
Il testo di Valter e Daniela è il risultato di una sapiente tessitura tra saperi, impressioni e filosofia del ciclismo: emerge dal blog My Bike Way, ma scaturisce dalla meditata rielaborazione di diversi post, che conduce ad un approccio olistico alla bici che ha l’obiettivo dichiarato di tendere ad una armoniosa connessione tra corpo e pratica ciclistica. I due autori fondono le loro esperienze e conoscenze: Valter è un architetto, è consigliere dell’Audax, l’associazione dei randonneur italiani, oltre ad essere responsabile del progetto Riciclovie; Daniela è una farmacista che ha sviluppato una expertise nella omeopatia, nella medicina naturale e nelle pratiche meditative finalizzate allo sviluppo del benessere psicofisico.
Perché un libro di questo tipo? Qual è la domanda di base? Vi è forse un modo di andare in bici che può rendere infelice? Gli autori non lo dicono in modo esplicito, ma sottotraccia lo si comprende. Vi è, infatti, una modalità infelice del ciclismo, in cui il prevalere della logica della performance ad ogni costo può condurre a percorrere il ‘sentiero oscuro’ della pratica sportiva. Nel sentiero oscuro l’ossessione competitiva finisce per produrre un disequilibrio, una scompensazione che rende il ciclista infelice. Vi è, invece, un altro modo di fare ciclismo che trasforma l’energia che dà la pratica ciclistica a beneficio del ciclista. Il libro è orientato, quindi, a mostrare, e a indicare in che modo è possibile liberare, il desiderio di vita che il ciclismo dona a coloro che lo praticano.
Il testo fa capire, però, che la felicità non si ottiene in modo automatico, richiede ‘mindfulness’, vale a dire consapevolezza. Si produce nel momento in cui si sviluppa riflessione-in-azione, si attiva quell’esperienza del flusso (della connessione mente-corpo) che ha effetti benefici sul sistema immunitario. Lo si può fare? Secondo i nostri autori la risposta è positiva e il libro spiega il come in 37 piccoli capitoli tematici, inframmezzati da bellissimi disegni di Valter e da splendide citazioni all’inizio di ciascuna sezione, che aiutano ad inoltrarsi nel cammino della consapevolezza.
Si scoprono, quindi, tante cose e si sfatano molti miti. Sesso e bici, per esempio, non sono incompatibili; che si può uscire anche quando piove; che la bici non è solo per gli uomini, ma che ha una tradizione nobile al femminile (basti pensare all’uso della bicicletta nel corso della Resistenza); che si possono fare lunghi viaggi in bici; che si può viaggiare anche di notte, contrariamente ai luoghi comuni, e che ormai il ciclismo è notevolmente diversificato, comprendendo, MTB, gravel, e-bike, etc. Per ognuno di questi argomenti i nostri autori offrono informazioni, contestualizzazioni e consigli per andare in bici e essere (per quanto possibile) felici. Non manca quasi niente. A voler essere pignoli un capitolo l’avrei dedicato alle cadute e agli infortuni che potrebbero offrire notevoli spunti al ciclismo meditativo. La meditazione, in questo caso, è utile per riflettere sui propri limiti. Ma è un dettaglio per un’opera piacevole da leggere e completa dal punto di vista della tesi argomentativa.
Il libro non è strutturato in modo lineare, cosicchè, pur comprendendosi la tesi dominante, permette di essere letto saltando da un capitolo all’altro, seguendo la logica ipertestuale, consentendo a ciascuno di seguire il proprio passo e tracciando la propria strada. L’insegnamento che si coglie, in fondo, è che si può meditare pedalando, acquisire mindfulness eseguendo un costante esercizio in condizioni di equilibrio: una perfetta metafora della bici e della vita. Buona lettura !